Halo: Generazioni messe a confronto

 “Generazioni, di anime in pena; chiuse tra il passato che non vuole andare ed il nuovo che avanza” recita parte del brano “Generazioni” di un noto cantautore italiano, brano che descrive precisamente quella che è attualmente la situazione del motorsport in questo periodo. Da una parte le generazioni che ostinate si aggrappano all’idea dei piloti audaci e sprezzanti del pericolo di una volta e dall’altra generazioni che preferiscono voltare la pagina di un libro che alla fine è sempre un cerchio chiuso. Un cerchio chiuso perché il finale sarà sempre lo stesso, perché lo sport è composto di fasi. Non a caso anche nel WEC poco tempo fa si discuteva un argomento simile: quello dell’abitacolo completamente chiuso non solo per le LMP1 ma anche per le LMP2, mandando di fatto in pensione l’idea di prototipo a “barchetta”. Probabilmente con la confusione che crea il tifo da bar, abbiamo perso il punto che contestano i tifosi. I tifosi contestano la snaturalizzazione dello sport mediante l’halo.
Hanno però ragione di contestare?

La F1 è nata nei primi anni ‘60, quando le vetture avevano letteralmente la forma di un missile — un po’ (passatemi il termine) cicciottello, ma sempre un missile sembravano — modificando forma e prestazioni nel corso del tempo sempre di più all’insegna della velocità e della sicurezza. Per prima cosa cambiarono i caschi, successivamente cambiò lo stereotipo della monoposto da F1, cambiò l’immagine che saliva alla mente delle persone quando pensavano al termine Formula Uno. Dalle Maserati-Alfa Romeo degli anni ‘60, alle astronavi delle grandi sfide degli anni ‘80, passando per le Benetton degli anni ‘90 arrivando ai mostri da gara dei primi 2000.

 

La F1 è sempre cambiata in funzione della velocità e della sicurezza. Oggi si presenta un altro cambiamento che ha lo scopo di proteggere la testa, anche se non la nostra, perché il problema potrebbe essere la salvaguardia di un elemento molto importante: la testa dei piloti.

 

Anche nel WEC c’è stato un cambiamento simile, però non fece tutto questo rumore, anzi, sembra anche essere stato ben accolto. Perché? In parte perché è leggermente meno seguito della F1, in parte perché il pubblico forse ha un’altra testa. Dunque, chi è contro l’halo, magari in buona fede, potrebbe non aver considerato che la testa che rischia, in fin dei conti non è la sua.

di Andrea Zambataro

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