MotoGP: Pagelle Gran Premio d’Australia

Malgrado i dubbi, legati al meteo, della vigilia alla fine è valsa la pena di fare la notte in bianco per questa gara australiana: prima la Moto3 con la vittoria di Dalla Porta che ha portato all’Italia il primo mondiale da quando è stata creata questa classe otto anni fa e addirittura dopo quindici anni dall’ultima vittoria nella classe “leggera” del Motomondiale.

Oltre ad essa c’è stata la Moto2 con la Via Crucis di un Alex Marquez che, forse pensando che in famiglia un mondiale all’anno sia abbastanza, ha fatto del suo meglio per riaprire la corsa al titolo… ed infine la MotoGP, malgrado il campionato fosse già in archivio da settimane, con una gara emozionante e combattuta fino a tre curve dal termine e con un numero di sorpassi che di solito siamo abituati a vedere nelle classi minori.

Tolti i due protagonisti del duello che ha infiammato la gara per gli altri i continui scambi di posizione rendono difficile fare una valutazione; tra quello che in un giro infilava tre sorpassi da campione e alla tornata successiva prendeva due secondi di distacco dai rivali, quell’altro che alternava il passo della lepre al passo del gambero si può dire che tutti i primi dieci hanno avuto il loro minuto di gloria… per dare una valutazione il più equilibrata possibile ci toccherà basarci sulla fredda logica della posizione al traguardo rapportata a quella di partenza e alle aspettative.

MARQUEZ – Voto 10 e lode

L’insaziabile si prende la quinta vittoria consecutiva; per trovare una serie migliore bisogna risalire al 2014 (sempre Marquez anche quella volta). Il gap mostrato in prova e in qualifica nei confronti di un Vinales sin da venerdì in gran spolvero, viene colmato conducendo una gara tanto arrembante nella prima parte per impedire una fuga, quanto strategicamente perfetta nella seconda parte quando dapprima marca e punzecchia l’avversario e poi piazza la zampata che lo manda fuorigiri. Cosa altro si può dire di un pilota che dopo aver stravinto il mondiale piloti e aver contribuito ad oltre il 98% del mondiale costruttori potrebbe arrivare a vincere il mondiale per Team praticamente da solo?

CRUTCHLOW – Voto 9 e 1/2

Nella convulsa fase iniziale riesce a stare in testa per cinque giri prima di essere infilato da Vinales e, complice una sbandata, da un Marquez poco in vena di far sconti. Prima di farsi staccare dallo scatenato duo di testa, resta agganciato il tempo necessario per scavare fra sé e gli inseguitori un solco sufficientemente ampio da non essere più colmato. Conferma il buono stato di forma mostrato sette giorni fa in Giappone e conquista meritatamente il podio (ci sarebbe salito lo stesso anche senza l’infortunio di Vinales) quasi a voler mostrare al nuovo arrivato alla corte dell’ala dorata, Zarco, che per essere il migliore (migliore tra gli umani, s’intende) di Honda lui è sempre in lizza.

MILLER – Voto 9

Quarto podio, sempre sul gradino basso, per Jackass che sfrutta al meglio la pista di casa per ottenere più risultati in un colpo solo; oltre al podio infatti non solo consolida in classifica generale il suo ottavo posto tenendo a distanza Crutchlow, si mette nella condizione di minacciare il settimo posto di Rossi dal quale lo separa una dozzina di punti e soprattutto, riapre una corsa al titolo delle moto clienti che sembrava chiusa. Il tutto con una condotta di gara intelligente che lo vede nella prima parte in coda al gruppo di inseguitori lasciando agli altri tutti i rischi della bagarre per poi, nella seconda parte, risalire inesorabilmente posizione dopo posizione fino alla quarta piazza che, per un gentile omaggio della dea bendata si trasforma in terza a poche curve dal traguardo.

BAGNAIA – Voto 9 e 1/2

A fine gara si trova nella strana condizione di non sapere se essere contento per aver sfiorato il podio partendo dalla quindicesima posizione in griglia o se essere rammaricato che siano solo 55 millesimi a separarlo da un risultato che avrebbe dato notevole lustro ad una stagione abbastanza avara di soddisfazioni.

Tra le due sensazioni ritengo debba prevalere la prima, non solo perché arrivare davanti alle moto ufficiali è sempre una gran soddisfazione per un rookie ma soprattutto perché la condotta di gara è stata quasi perfetta: risalito in modo costante, giro dopo giro, senza prendersi rischi sconsiderati fino alla testa del gruppo, a pochi giri dalla fine perde due posizioni nella bagarre finale ma tira fuori le unghie per recuperarle uscendo vincente dal duello con Dovizioso e andando molto vicino al vincerlo anche con Miller entrambi equipaggiati con la versione più evoluta della sua moto.

MIR – Voto 7 e 1/2

Tra i più attivi nella fase iniziale per ovviare al gap di una non felicissima posizione in griglia si insedia nel gruppo inseguitore dando vita a numerosi duelli con le Ducati e le Aprilia, decisamente superiori nel lungo rettilineo, ma più abbordabili nei tratti di percorrenza dove sfrutta al meglio le caratteristiche della Suzuki. Incrocia il fioretto un paio di volte anche con il suo capitano uscendone sempre vincitore grazie ad una guida più ordinata di quanto solitamente mostrato finora. All’ultimo giro capisce che il treno giusto è quello di Bagnaia e gli si aggancia riuscendo così a sopravanzare Dovizioso e resistere al recupero di Iannone.

IANNONE – 8 e 1/2

Il circuito australiano evidentemente gli piace molto e nelle fasi iniziali sembra di rivedere lo Iannone del 2015 che dopo un frontale con un gabbiano fu protagonista di una gara di altissimo livello con sorpassi leggendari… il fatto che nelle posizioni di testa ci stia con un’Aprilia è un ulteriore motivo di merito.

Nella fase centrale della gara viene coinvolto nella bagarre di centro gruppo e, contrariamente a come siamo abituati a vederlo, sembra quasi timido tanto che scivola insieme al compagno di squadra, nelle posizioni di rincalzo in fondo al gruppo. Nell’ultimo quarto di gara però, a differenza di Aleix, che alza bandiera bianca, si ributta nella mischia e risale alcune posizioni infilando avversari non certo facili quali Rossi, Dovizioso e Rins.

DOVIZIOSO – Voto 6 e 1/2

Il mezzo voto in più è per il fatto che tra Dovizioso e il circuito australiano non c’è mai stato un gran feeling e a fronte di qualche buon piazzamento ci son stati spesso risultati in cui la posizione al traguardo era espressa a due cifre, per cui un settimo posto qui è per lui un risultato meno deludente che altrove.

La sua gara lo ha visto tra i meno combattivi del gruppo e anche il recupero di posizioni che ha fatto nella fase centrale è sembrato più un fuoco di paglia che una di quelle rimonte in cui macina avversari su avversari che sono uno dei suoi tratti distintivi. Il risultato odierno gli consegna comunque la certezza matematica di essere per la terza volta consecutiva il titolo di vicecampione… titolo che, per motivi a noi ignoti, Sky ha creato e celebrato in pompa magna nel 2016 per poi lasciarlo decadere di importanza negli anni successivi.

ROSSI – Voto 6

Più che dalla gara dove ha fatto vedere lunghi tratti di andatura da gambero intervallati da brevi tratti in cui ha battuto buoni tempi e piazzato sorpassi di classe e più che dal fatto di essere la miglior Yamaha al traguardo come non gli accadeva da tempo, la sufficienza gli deriva da una partenza al fulmicotone di quelle che lasciano a bocca aperta e che lo ha proiettato ad avere quasi mezzo secondo di vantaggio in tre curve.

Quella e la buona performance in qualifica, unite al buon feeling che le Yamaha avevano mostrato con questo circuito lasciavano sperare per lui una gara se non proprio di vertice, quanto meno tra i primi rincalzi ma, giro dopo giro, la sua guida (assai più rotonda rispetto agli altri) ha perso di efficacia rendendolo più vulnerabile nei duelli.

RINS – Voto 5 e 1/2

Al traguardo solo un paio di secondi lo separano dal compagno di squadra ma più che in termini di tempo la differenza tra i due è data dalla condotta di gara più confusa e altalenante. Non basta l’aver salvato il terzo posto in classifica generale (più per demeriti e sfortune altrui che per meriti propri) per garantire la sufficienza per un pilota di indubbio talento e con una moto cresciuta notevolmente quest’anno che però dopo la vittoria sul filo di lana conseguita a Silverstone sembra aver perso la lucidità e la determinazione che avevano contraddistinto i primi due terzi del suo campionato e che nelle ultime cinque gare non è più riuscito a fare meglio di un quinto posto.

A. ESPARGARO – Voto 6 e 1/2

Si potrebbe, per i due del Team Aprilia, fare lo stesso discorso fatto per i due del Team Suzuki: il distacco tra i piloti è di due secondi ma le differenze di gara sono assai più marcate. Brillante in partenza quasi quanto il compagno riesce anche lui portarsi nelle prime posizioni poi cede gradualmente posizioni quando viene riassorbito nella bagarre del gruppo tanto da far pensare che per le due Aprilia il primo step di degrado gomma sia arrivato in contemporanea e sia stato decisamente più condizionante che per gli altri. Nel finale però, a differenza di Iannone, non accenna a tentare il recupero e si accontenta di fare il fanalino di coda della top-ten che comunque, visti i distacchi minimi da nomi ben più altisonanti e moto ben più competitive è per Aprilia un buon risultato

PUPAZZI DEL SISTEMA MEDIATICO – Voto 0

Patetici. Semplicemente patetici.

Moto3: ovvero come riuscire a far calare una cappa di tristezza anche su un evento gioioso come una vittoria mondiale. Di solito, negli sport individuali, i tifosi usano dire “ha vinto” riferendosi al proprio idolo mentre negli sport di squadra è più usato “abbiamo vinto” in riferimento alla propria squadra del cuore. Figuratevi che effetto può fare sentire un cronista che, fermo restando che un cronista può essere un po’ di parte ma non certo un tifoso ultrà, ululare per mezz’ora “abbiamo vinto” come i più trogloditi tra i tifosi quasi che il mondiale lo avesse vinto personalmente o avesse fatto per lo meno il capo meccanico. Non bastasse questo, aggiungiamo che il tempo che non veniva trascorso a urlare come un ossesso l’ha passato a declamare frasi retoriche di una melensaggine tale che neppure Caressa dopo il mondiale calcisti di Berlino avrebbe osato pronunciare.

Moto2: ovvero come il tifo, specie quello contro, può accecare. Non c’è altra spiegazione infatti se un cronista, quando un pilota perde il controllo del mezzo e va fuori pista, riesce a vedere un contatto con un altro pilota che gli è passato a due metri ma che sciaguratamente aveva il cognome sbagliato.

MotoGP: tralasciando il solito penoso spettacolo offerto da chi commenta a volume e tono variabile con grida di gioia quando sembra andar bene uno (peraltro spagnolo, quindi il tifo nazionalista non c’entra) e lugubri mugugni quando ad andare bene è un altro, oggi la vera perla è nel dopo gara. Qualcuno riesce a quantificare il livello di professionalità di una TV che relega nel riquadrino le immagini della regia ufficiale al momento della premiazione per mostrare invece le immagini delle telecamere proprie della TV (e quindi registrabili per essere mandate in onda dopo) in modo da far vedere l’intervista a Jarvis?

TV8: se per fare il servizio di presentazione di un Gran Premio il meglio che sai fare è quello di metter su un processo su un GP di quattro anni prima, peraltro ribadendo dati da tempo smentiti (i famosi cronologici sono a disposizione di tutti sul sito MotoGP ma è noto che per l’italiota medio col paraocchi è più facile dar retta a TV8 che andarseli a leggere di persona) e avanzando ridicole ipotesi di complotto trite e ritrite, non solo hai sbagliato mestiere ma hai pure il fegato a pezzi.

Tra l’altro senza quel minimo sindacale di intelligenza per capire che usare termini come “rubare” finché lo fa il tifoso da bar lo si può considerare l’ennesimo delirio da abuso di grappa, se lo fa una trasmissione tv si chiama “diffamazione a mezzo stampa” ed è un reato.

Articolo di MaPi di PagelloniMotoGP

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