Pagelle Gran Premio di San Marino, MotoGP

Dopo il trittico tutto italiano del 2018, quest’anno la gara nella terra dei motori si dimostra avara di sorrisi per l’italmoto.

Se per Moto3 e Moto2 restano le soddisfazioni della vittoria del “quasi” italiano Suzuki e della vittoria “morale” del Diggia, vittima di scelte discutibili della RD, per la MotoGP il bilancio di giornata è piuttosto infelice sia per la gara, dove i piloti italiani non sono andati più in là della cosiddetta medaglia di legno con il beniamino di casa, sia per la classifica generale dove le residue speranze iridate, se mai ce ne fossero ancora state, sono definitivamente tramontate specie pensando al fatto che la prossima gara sarà su un circuito particolarmente congeniale all’Alieno di Cervera.

Piccola curiosità: con i risultati di oggi Marquez si trova ad avere in classifica un vantaggio di 93 punti, esattamente come il suo numero di gara.

Sono troppo cattivo se penso che, qualora si fosse trovato un altro pilota ad avere 46 punti di vantaggio in classifica quelli di Sky avrebbero organizzato uno special televisivo trasmesso a reti unificate?

MARQUEZ – Voto 10 e lode

Per piantare un altro chiodo sulla bara del campionato il secondo posto sarebbe stato già più che sufficiente ma, dopo due secondi posti subìti più che conquistati, l’istinto cannibalesco del pilota spagnolo è tornato prepotentemente fuori per andarsi a prendere una vittoria tanto difficile quanto fortemente voluta.

Ma per conquistarla, di fronte alla resistenza di un Quartararo quasi perfetto, ci voleva il colpo da campione; e lui, che campione lo è certamente, ha estratto dal cilindro il proverbiale coniglio con una staccata ai limiti del fantascientifico. Chapeau!

QUARTARARO – Voto 9 e 1/2

L’unico appunto che, a voler essere pignoli (ma proprio molto pignoli), gli si può fare è quello di non essersi fatto sfilare da MM nemmeno una volta, per poterlo studiare, ma di aver fatto costantemente la lepre consentendo allo spagnolo di memorizzare ogni sua singola traiettoria e ogni suo eventuale punto debole.

Ma a parte questo dettaglio la sua è stata una grande prova di maturità che con una gara senza sbavature è riuscito a tener dietro per quasi tutta la gara un campionissimo facendogli letteralmente sudare sette camicie. Poi a volte succede, vedi Leclerc e Hamilton, che il ragazzino terribile tenga a bada il vecchio volpone fino alla fine e scriva una pagina dai toni fiabeschi… talvolta invece la spunta il vecchio volpone.

Ma che presto, forse già il prossimo anno, questo ragazzino sarà un osso durissimo per tutti (e non per la singola gara, ma anche in ottica iridata) è ormai cosa certa.

VINALES – Voto 7 e 1/2

In un ipotetico fantamondiale dove le gare iniziano dal settimo/ottavo giro in poi sarebbe quasi imbattibile. Ma nel mondiale vero, quello in cui le gare iniziano al primo giro, è destinato sempre a rincorrere. E pensare che oggi, a differenza di quello che accade solitamente quando alla partenza lo sfilano in quattro o cinque, era pure partito bene mantenendo la testa.

OK… era impiccatissimo, tanto che dopo poche curve ha rischiato di sdraiarsi, ma almeno era partito forte salvo poi accumulare un gap che alla fine si è dimostrato incolmabile.

Che sia uno dei piloti che quando inizia a battere il suo ritmo diventa inarrestabile (un po’ come Lorenzo… quello dei tempi buoni, intendo… non la sbiadita fotocopia attuale) non lo scopriamo oggi ma finché non corregge questo difetto di essere più lento dei motori diesel di una volta a scaldarsi continuerà a essere incompleto.

E pure con una gara tutto sommato buona, conclusa sul podio a poca distanza dai primi, non posso dargli più di sette e mezzo.

ROSSI – Voto 6 e 1/2

In una gara dove la Yamaha piazza quattro moto nei primi cinque posti l’attenuante di avere un mezzo sottoperformante, usata in passato (e spesso con ragione) per spiegare qualche spiacevole risultato, non può più essere utilizzata.

Un distacco di una dozzina di secondi dai compagni di marca che lo hanno preceduto non è giustificabile se non con  una prestazione sottotono e del tutto priva di guizzi a parte quello mostrato nel superare l’ostico Espargaro con più prontezza (si fa per dire, visto che ci ha comunque messo sei giri) di quanto non abbiano fatto i suoi avversari, mettendosi così al riparo da brutte sorprese.

Un quarto posto non è mai da buttar via ma la prestazione è stata tutto sommato abbastanza deludente.

MORBIDELLI – Voto 7

Ho riguardato più e più volte le immagini della gara di Morbidelli e confesso che ancora non ho capito se, dopo esser stato sfilato da Rossi si sia messo al traino usando il suo “capitano” come riferimento per non farsi staccare o se ne avesse qualcosina in più ma non abbastanza per risuperare con un margine di sicurezza.

Qualunque delle due sia l’ipotesi corretta, la sua è stata una gara discreta; certo, nulla di memorabile ma se è pur vero che il distacco dal teammate è troppo ampio per passare inosservato è anche vero che le aspettative riposte sul pilota sono un tantinello diverse.

DOVIZIOSO – Voto 5 e 1/2

Il mezzo voto in più è perché nelle qualifiche, dopo un venerdì e un sabato mattina di grosse difficoltà per tutte le Ducati, è riuscito a metterci una pezza uscendo dal pantano in cui le altre moto di Borgo Panigale sono rimaste invischiate.

A questa pezza però non ha poi dato un seguito alla domenica pomeriggio. Una volta superato, con una certa fatica l’ostacolo non certo impervio di Pol Espargaro, ha vivacchiato in sesta posizione correndo in un modo che a tratti è parso addirittura remissivo.

E’ pur vero che, viste le difficoltà mostrate da tutte le altre Ducati in pista, forzare l’andatura poteva significare sdraiarsi nel ghiaione, ma con il divario in classifica maturato fino a quel momento e aggravato dall’inopinato “zero” di Silverstone era d’obbligo prendersi qualche rischio in più. Giusto per dire, nel caso fosse andata male, di averci almeno provato.

P.ESPARGARO – Voto 8

La sua gara l’ha vinta al sabato mettendo nella prima fila della griglia una KTM che già aveva dato notevoli segni di miglioramento nell’ultimo periodo (praticamente da quando Pedrosa ha intensificato il suo apporto) ma che certamente nessuno si aspettava potesse arrivare a un soffio dalla pole.

In gara poi, vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro, ha cercato di fare l’unica cosa che potesse quanto meno provare a fare: limitare i danni. E bisogna dargli atto che ci sia riuscito per un lungo tratto di gara, per la disperazione di Rossi prima, di Dovizioso poi e infine di Rins, quello che lo ha patito più di tutti.

Non è il miglior piazzamento per lui e per KTM (in Francia ha fatto meglio) ma aggiunge punti pesanti a una KTM che a sei gare dalla fine ha quasi una volta e mezzo i punti che di solito il best-rider di KTM faceva in una stagione intera.

MIR – Voto 6 e 1/2

Le difficoltà mostrate dal suo compagno di squadra hanno evidenziato che, pur essendo Misano un tracciato da percorrenza e Suzuki una moto da percorrenza, le caratteristiche di questa pista erano molto meno confacenti di quanto ci si potesse aspettare per la casa di Hamamatsu.

Questo può giustificare almeno in parte il distacco assai pesante e soprattutto il rientrare dopo un grave infortunio può spiegare la gara molto abbottonata di Mir e valergli mezzo punticino in più. Ma non più di quello.

MILLER – Voto 5

Vittima anche lui del rendimento poco brillante delle Ducati perde il primo posto nella classifica dei piloti che utilizzano moto clienti ma la debacle non è imputabile alle sole manchevolezze della moto; anche lui ci mette del suo già da qualche gara.

Se si esclude il buon terzo posto di Brno l’attuale Miller non sembra neppure un parente del brillante pilota visto a inizio stagione. Considerando anche il rendimento di Petrucci, del quale parleremo più sotto, vien quasi da pensare che per Ducati e per il suo team satellite convenga sempre tenere sulla corda i propri piloti dato che a contratto firmato hanno la preoccupante tendenza all’appagamento.

PETRUCCI – Voto 4 e 1/2

La prima buona notizia è che si tratta dell’unico pilota sempre al traguardo in tutta la MotoGP, la seconda è che si tratta dell’unico sempre a punti, la terza è che si tratta dell’unico sempre in top ten, la quarta è che si è ripreso oggi il terzo gradino del podio mondiale.

Poiché per tutto il weekend non si è letteralmente mai visto il voto non può che essere un quattro, un punto per ogni buona notizia sorvolando sul fatto che le ultime due sono frutto di un suicidio altrui, nello specifico Pirro e Rins.

E mezzo voto in più perché in fondo non è tutta colpa sua, una Ducati al limite dell’inguidabilità ha influito parecchio.

DIREZIONE GARA – Voto 3

Il pasticciaccio brutto con cui in Moto2 hanno privato Di Giannantonio di una vittoria che avrebbe strameritato è degno di passare alla storia.

Ma non perché non abbiano sanzionato Fernandez per l’uscita sul verde al curvone o per il sorpasso aggressivo al Carro come chiedeva a gran voce il cronista in piena crisi isterica o come hanno ripetuto fino alla nausea i commentatori da social ai quali va riconosciuta l’attenuante di una scarsa conoscenza dei regolamenti, bensì perché con un comportamento estremamente miope si sono messi nella poco simpatica condizione di scegliere tra due soluzioni entrambe sbagliate.

Ma andiamo con ordine: si sa che la regola che prevede il warning alla prima uscita sul verde (una sorta di calcistico cartellino giallo) e una sanzione cronometrica alla seconda uscita viene usata con assai poca severità nelle prime fasi di gara e molto più severamente nelle fasi decisive per cui se anche qualche volta nei primi giri i giudici hanno chiuso un occhio ci può stare.

Ci può stare molto meno che abbiano chiuso ambedue gli occhi a due giri dalla fine graziando Fernandez da un sacrosanto warning quando questi è uscito sul verde traendo quel vantaggio che gli ha consentito di colmare il distacco da Di Giannantonio; soprattutto considerando che con lo stesso Diggia, nel medesimo giro, non sono stati altrettanto generosi.

Si arriva così all’ultimo giro: Fernandez va di nuovo sul verde, supera Diggia con un sorpasso un po’ rude e va a vincere. A quel punto però l’eventuale sanzione per la seconda uscita di Fernandez non aveva più senso dato che, giuridicamente parlando, sarebbe stata la prima sanzione ovvero un semplice warning del tutto ininfluente.

A quel punto, forse accortisi della stupidaggine fatta, hanno cercato di mettere una pezza mettendo Fernandez sotto investigazione per il sorpasso… et voilà, il pasticcio è fatto. Si sono trovati infatti nella situazione di certificare l’ingiustizia ai danni del Diggia lasciando la vittoria a Fernandez o commettere un’ingiustizia nei confronti di Fernandez punendolo per un sorpasso forse un po’ ruvido ma certamente regolare.

Hanno scelto la soluzione numero uno perché non potevano far diversamente ma ci auguriamo che possa servire di lezione perché in futuro i giudici di gara si sveglino un po’.

Anche perché oggi è successo in Moto 2, ma ve lo immaginate cosa sarebbe successo se al posto di Fernandez ci fosse stato, ad esempio, Marquez (o Rossi) e al posto del Diggia ci fosse stato Rossi (o Marquez)?

PECORONI FISCHIANTI – Voto 2

Malgrado il tentativo del cronista, che al momento della premiazione di Marquez ha attaccato a parlare a mitraglia come il miglior Mentana per coprire con la sua voce i rumori d’ambiente, la salva di fischi che ha salutato il campione spagnolo si è sentita forte e chiara anche in TV e non solo al circuito.

Cercare attenuanti ridicole come “ma fischiano anche negli altri paesi” (parzialmente vero, ma non è questo il punto) è assolutamente patetico; chi fischia sotto il podio è, nella migliore delle ipotesi, un pecorone del tutto incapace di intendere e di volere. Oppure è un cretino senza “se” e senza “ma”. Tertium non datur.

REGIME MEDIATICO – Voto 1

Chi aveva previsto che il regime mediatico avrebbe dato il peggio di se nella gara di casa è stato un facile profeta ma non era facile immaginare che le circostanze li avrebbero portati a fare l’en-plein fornendo perle memorabili durante qualifiche, warmup, Moto3, Moto2 e MotoGP.

Durante le qualifiche si sono divertiti a montare una polemica sul nulla cosmico: hanno preso una banale scaramuccia tra due maschi alfa che proprio in quanto maschi alfa hanno quasi l’obbligo fisiologico di fare la gara a chi ce l’ha più lungo (e meno male che è così perché se non avessero questo istinto a primeggiare non sarebbero i campioni che sono ma farebbero gli impiegati al catasto) e l’hanno trasformata in un caso nazionale.

Per farlo hanno usato i soliti trucchetti ormai arcinoti a tutti quelli che non scollegano il cervello bevendosi supinamente qualsivoglia fesseria: un po’ di notizie riportate in modo fumoso, un po’ di notizie travisate e un po’ di notizie inventate di sana pianta. La cosa buffa è che l’unico risultato ottenuto è stato quello di caricare ancora di più quello che avrebbero voluto destabilizzare. Geniali direi!

Durante il warmup, fase del weekend della quale evidentemente non frega niente a nessuno, oltre a tornare sulla polemica, ormai chiusa, della sera precedente hanno scelto di deliziarci con battutine che nelle loro intenzioni dovevano essere simpatiche ma che una scolaresca delle elementari avrebbe trovato quanto meno infantili.

Parte la Moto3 e, come al solito, il cronista dall’entusiasmo facile, ci mostra che la guarigione dai suoi due peggiori difetti è ancora lontana: ok avere simpatia per i piloti italiani (in realtà sarebbe meglio, per un cronista, essere super partes ma non stiamo a sottilizzare) però stappare lo champagne quando un avversario cade non è bello. Ed inoltre sarebbe opportuno ricordare che seguire la massima “tutti gli italiani sono uguali ma alcuni sono più uguali di altri” è proprio brutto, brutto, brutto.

Si passa alla Moto2 e al pasticcio di cui parlavamo più sopra: lamentarsi per una decisione che si ritiene errata non solo è giusto ma è anche doveroso per un giornalista ma se lo si fa allora lo si deve fare, argomentando, da giornalista e non da bambino isterico e capriccioso starnazzando e sbattendo i piedini.

E soprattutto mai si devono usare frasi come “Non è accettabile che vengano a fare queste cose qui a casa nostra”… le regole valgono dappertutto e si devono applicare universalmente… fare del campanilismo di bassa lega serve solo, oltre che a dimostrare l’infantilismo di certi cronisti tifosi, a togliere autorevolezza anche a una lamentela giusta.

E si arriva infine alla MotoGP e al record mondiale di “excusatio non petita”: dopo il tifo sfegatato a favore di Rins di tre settimane fa e quello a favore di Dovizioso di due settimane prima oggi a beneficiare della telecronaca tifosa è stato Quartararo… e fin qui nulla di nuovo.

Il puerile tentativo di spiegare che loro non facevano il tifo per Quartararo ma che poteva sembrare così per tutta una serie di motivi, è stato davvero uno degli spettacoli più tristi della recente storia televisiva.

Articolo di MaPi di PagelloniMotoGP

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